Bullismo e cyberbullismo: la secondaria San Paolo incontra i carabinieri

Il 6 febbraio 2023, siamo andati alla Mazzini e un tenente dei carabinieri ci ha parlato di
bullismo e cyberbullismo.
Ha detto che si può parlare di diversi tipi di rispetto delle norme: abbiamo delle norme di
carattere penale, cioè comportamenti per cui la legge prevede il carcere. Ha iniziato con
questa premessa, dicendoci appunto che in certi casi bullismo e cyberbullismo sono reati.
Il bullismo è un fenomeno tipico degli ambienti scolastici, perché nasce fra adolescenti. E’
un comportamento che il bullo tiene nei confronti della vittima, un susseguirsi di continue
prepotenze, cattive prese in giro, prevaricazioni, violenze fisiche, percosse, lesioni, furti,
violenze sessuali. Per chiamarsi bullismo, queste azioni devono essere ripetute nel tempo,
con una certa continuità e un’evoluzione nel tempo, la somma di più episodi.
Il presupposto del comportamento del fenomeno del bullismo è l’asimmetria in una
relazione, cioè quando per vari fattori quelle due persone hanno una relazione che tra di
loro è sproporzionata e sbilanciata a favore del bullo. Può essere un’asimmetria per un
fattore fisico, quindi quando il bullo è più grande della vittima a livello di costituzione fisica;
può essere un’asimmetria numerica, cioè un gruppo di bulli che se la prende con la vittima
che è da sola, senza difese; oppure un’asimmetria legata al carattere: c’è chi ha un
carattere più determinato, c’è chi di noi è più introverso e timido.
Il bullo approfitta di queste differenze, che sono nella natura, infierendo sulla vittima con
prevaricazioni e abusi.
Ci sono diversi tipi di bullismo: il bullismo fisico che si concretizza in botte e percosse, il
bullismo verbale, che si caratterizza per offese e prese in giro, e il bullismo psicologico,
che è più nascosto ma è più dannoso; sono quei comportamenti silenziosi che tendono a
mettere da parte, escludere, mettere in giro cattive voci sul conto della vittima, per portare
all’isolamento.
La vittima intimamente soffre molto, e spesso non riesce a confrontarsi con nessuno.
Ma non ci sono solo bullo e vittima, c’è anche una maggioranza silenziosa, cioè quelli
“innocenti” perché non sono complici del bullo, ma assistono ai suoi comportamenti.
Questa maggioranza dovrebbe prendersi la responsabilità morale personale, quindi
segnalare i comportamenti, perché talvolta la vittima potrebbe anche suicidarsi.
Noi abbiamo meno di 14 anni, quindi se commettiamo un reato, come violenza fisica o
sessuale, non siamo imputabili per la legge italiana, quindi non ci sarà un giudice che
decide se condannarci o meno, ma il minore fa un percorso di recupero con i servizi
sociali, di aiuto e reinserimento. Se invece questo succede a qualcuno che ha già
compiuto 14 anni, è condannabile, quindi presentato in un tribunale, e potrebbe finire in un
carcere minorile; in questo caso la tua fedina penale è segnata per sempre, e magari può
voler dire negarsi delle opportunità di lavoro.
Il cyberbullismo è l’uso inconsapevole dei social network, l’interazione tra bullo e vittima
configurata nella realtà virtuale. Sui social network possono essere condivise immagini
che ritraggono una persona ad esempio in una situazione imbarazzante, in cui quella
persona non avrebbe mai postato una foto, quindi la pubblicazione senza il consenso per
prendere in giro o minacciare.
Chiunque condivide una foto di una persona senza il suo consenso commette un reato.
Rimane traccia di qualsiasi cosa sia successa nei dispositivi elettronici, tutto è
recuperabile e registrato, con finalità nelle indagini.

Molto spesso le persone sui social hanno molti contatti di persone che nella vita reale non
conoscono, ma questo è sbagliato, è come invitare a casa propria uno sconosciuto
incontrato per strada. Questo potrebbe essere molto pericoloso.
Oggi girano foto di uomini o donne in pose provocanti, che ritraggono nudità, e spesso tra
fidanzati succede che si scambiano queste foto che ritraggono parti intime, che dopo un
po’ di tempo vengono nuovamente condivise. L’unico rimedio è non condividerle.
C’è un reato, il revenge porn; l’ex fidanzato minaccia l’ex fidanzata di diffondere le foto che
si erano scambiati quando stavano insieme, ricattandola.
C’è gente che addesca le persone di mestiere per guadagnare illecitamente.
Molto più vicina a noi è la situazione in cui in una chat si parla male a scopo denigratorio
di una persona, che è vero e proprio cyberbullismo, oppure anche semplicemente
condividere una foto di una persona che ha postato lei, ma la persona con cui la condividi
non potrebbe averne accesso, è violazione della privacy.

(Alunna classe 3ªA)